domenica

Il pianeta irritato

Si ergeva nel buio, fissandolo.
Il buio lo guardava a sua volta.
C'era poco da dire. Aveva da tempo perso memoria di quella lingua strana che era solito usare.
Si vestì. Stava dormendo da 43 ore. Non aveva un orologio: lo sapeva e basta. Ma che importanza poteva esserci? Uscì dal vicolo. Si diresse verso un bidone della spazzatura e mangiò. Quando ne ebbe abbastanza entrò in un portone a caso e salì le scale.
Dopo 3 ore e mezza raggiunse il tetto. Si sentì come in un film. All'improvviso cominciò a piovere; si, era decisamente quel film fantascientifico, di quel tizio che vede i bastioni di Orione. Lui era quel tizio. La memoria, o forse la sua situazione, gli impediva di ricordare altri particolari.
Ma sapeva che non era quello il tempo. Volendo avrebbe potuto anche tentare di pronunciare qualche parola, ma si rifiutò. L'avrebbe fatto a tempo debito.
Guardò di sotto. Questa città non era fatta per la pioggia: subito i marciapiedi si allagarono, I pochi sciagurati che andavano in giro si ritrovarono zuppi fino alle ginocchia, le macchine alzavano grandi onde che investivano chiunque. Vide un nano in difficoltà, che si sbrigò ad entrare in un locale.
Si lasciò invadere dall'acqua. Felicità? Comunione con la natura? Non lo sapeva. Pensava al guscio. All'uovo. Non sapeva come chiamarlo; era qualcosa che non aveva più da tempo, e non ne sentiva la mancanza.
In breve, era l'alba. A un tratto si sentì stanco. Si sdraiò sul cornicione del palazzo. Stava per rituffarsi nel grigio dei suoi sogni, quando sentì una voce provenire dal palazzo accanto.
"Ancora SD - porca troia."

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