venerdì

1 - Dispersi


Gli occhi sono stanchi, eppure devo continuare. Ho ancora così tanto da scrivere...


Di seguito, uno scritto dimenticato e ritrovato.

Tempo: un giorno prima dello Sconvolgimento.
Luogo: Oblio profondo.


Il ronzio sommesso dei macchinari proseguiva incessante. Ormai tutti c'erano abituati, e anzi, finché avesse continuato, avrebbero continuato a vivere. Meglio non lamentarsi troppo quindi.
Nella plancia di comando, male illuminata e ormai in malora, l'addetto al radar stava sonnecchiando al suo posto, i piedi sul macchinario e le braccia incrociate dietro la testa. Non aveva di che preoccuparsi: il comandante era chissà dove, magari a controllare le paratie stagne dei pochi livelli ancora funzionanti, o più probabilmente anche lui a dormire della grossa, solo nella sua lussuosa cabina. Un tecnico nel frattempo controllava alcuni strumenti della parete posteriore. Due soldati giocavano a carte.


A un certo punto, senza alcun preavviso...



- Bip


L'addetto al radar grufolò nel sonno.


- Bip


Si svegliò di colpo, fece per togliere i piedi dal radar e cascò violentemente a terra. I suoi commilitoni si accorsero della cosa e guardarono nella sua direzione.
- Ma che fai? - disse uno dei soldati, divertito.
L'addetto si rialzò a fatica. - Il radar... IL RADAR! C'è qualcosa là fuori!
Gli altri si guardarono a vicenda per un lungo attimo... Increduli? Felici? Spaventati? Non lo sapevano nemmeno loro. La guardia più idiota, che non aveva esattamente idea di cosa  fare, biascicò quasi per caso – Forse dovremmo chiamare un ufficiale...
Il tecnico strabuzzò gli occhi. - Ufficiale? Ma quale ufficiale? Attaccati al comunicatore e informa subito il comandante!
La seconda guardia buttò le carte in un angolo e sfilò dalla cintura un piccolo apparecchio. - Qui plancia di comando, comunicazione urgente per il comandante, abbiamo captato un segnale. Comandante ci riceve?

Il tecnico si mise velocemente a riattivare i sistemi principali della sala. Intanto bofonchiava tra sè e sè – Il primo segnale esterno da anni e questo imbecille vaneggia di chiamare un ufficiale, così, per caso e senza fretta... Ma che cazzo... - Premette quindi un pulsante, o meglio, un buco nella parete dove prima doveva esserci un pulsante, e una corroborante luce azzurra si diffuse nell'ambiente. - Ed, c'è ancora il bip?
- Si, e si intensifica sempre di più... Qualunque cosa sia, sembra essere bella grossa.


L'Oblio profondo. Una terra sconfinata e senza luce... se terra si può chiamare. E' piuttosto una gigantesca colata di pece, dove galleggiare per sempre. Senza meta e senza tempo. E' il fondo di un oceano infinito, nero, denso, dove l'unica cosa che si può trovare è la materia scura che lo compone.
Il luogo perfetto per marcire in santa pace, per così dire.
L'inizio del nostro viaggio fu dei migliori. Il varo di quindici nuove unità, tra corvette, incrociatori, e navi di supporto... più questa corazzata ovviamente, la più potente mai costruita. Classe Maximilian. La meglio equipaggiata per questo viaggio, con laboratori, armi, e motori di ultima generazione. Ci unimmo ad un gruppo selezionato di altri mezzi e partimmo. Conoscevo le terre dell'Oblio... o almeno così credevo. Poi, venne il disastro. La flotta venne praticamente spazzata via, e noi ci ritrovammo a bordo di una nave gravemente danneggiata in tutti i sistemi. Il generatore principale entrò in avaria e lo stabilizzatore di realtà smise di lavorare in quelle condizioni, a quel livello poi! La materia scura penetrò ovunque, divorando buona parte della corazza e dei livelli più esterni, cancellando per sempre il 70% dell'equipaggio. Quindi riuscii a riprendere il controllo della situazione.
Non credevo ai miei occhi. Nonostante le ingenti perdite e il disastro, ce l'avevo fatta! La pancia della nave custodiva quello per cui eravamo venuti! La missione era stata un successo... O meglio, lo sarebbe stata nel momento del nostro ritorno a casa. Ma ci era impossibile farlo con questo catorcio spaccato. Immersi in questa merda nera fin sopra i capelli, mangiando schifose razioni di emergenza e respirando la stessa aria riciclata per... per quanto? Non sapevamo neanche questo.
Nessuno riusciva a ricordare con certezza il giorno, o l'anno; inoltre, un curioso danno al calcolatore centrale c'impediva di fare qualsiasi conto. Gli ingegneri che progettarono questa nave furono previdenti a rendere indipendenti i sistemi vitali, come l'aereazione. E i sensori con qualche modifica si sono rivelati abbastanza funzionanti, a patto di tenere qualcuno sempre in ascolto. Se non fosse che sono rimasti sempre maledettamente silenziosi...


...fino a poco fa.


Il comandante tornò improvvisamente in sè. Sedeva al centro della sala, indossando l'alta uniforme blu da Ammiraglio della Flotta Tecnocrate. Sul petto lo stemma del falco appollaiato sull'ingranaggio era brillante come non mai. I guanti bianchi stringevano tra le dita una vecchia Ferrea, la moneta più diffusa nei territori dell'Orda; passava dalla mano destra alla sinistra e quindi di nuovo alla destra. Un ottimo antistress. Il volto invece non tradiva emozioni: lo sguardo fissava deciso lo schermo gigante che trasmetteva i segnali del radar.


Stavano andando incontro a qualcosa di enorme.


- Mantenete i motori a un quarto della potenza e non perdete d'occhio i sensori. Lo  stabilizzatore di realtà regge?
- Sissignore, valori nella norma. - Il primo ufficiale, un tipo di circa trent'anni col naso a patata e senza capelli, si schiarì la voce, poi osò – Signore... stiamo andando dritti verso quel... segnale, ma non abbiamo idea di cosa sia... Non sarebbe più prudente attendere e studiarlo prima di procedere?
- Stronzate! Non ho intenzione di perdere l'unica possibilità che abbiamo di tornarcene a casa. Guarda bene lo schermo, conosco quel tipo di perturbazione meglio di te, potrebbe essere una pista per le terre dell'Oblio interne... e una volta lì potremo mandare una richiesta di soccorso a una delle nostre radioboe. Ci verranno a prendere – sulla sua faccia si formò un ghigno compiaciuto – porteremo la merce alla base e verremo premiati dal Presidente in persona. E posso garantirti che... - inarcò un sopracciglio, quindi urlò all'addetto ai motori – Allora! Mi sembrava di averti ordinato di dare solo un quarto della potenza, mi spieghi perchè stiamo accelerando?


Pallido in faccia, l'addetto ai motori si voltò verso il comandante e disse – Signore.. non siamo noi ad accelerare... E' la fonte del segnale ad attirarci...


Silenzio. Tutti fissarono lo schermo con una crescente sensazione di gelido terrore. Ci pensò il comandante a risollevare l'atmosfera, esclamando sicuro – Moriremo tutti.... - e il primo  ufficiale, in un impeto di devozione al comando, incalzò – Sei contento ora, grandissima testa di cazzo?


La nave non riuscì a deviare la rotta.

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